A cura di Gaetano Donnarumma – architetto | manager | coach

E Bene sì! È vero!
Ma come è possibile?…Non ci posso credere!…
Ho sempre pensato a qualcosa di innovativo da portare nella mia vita professionale, nella mia vita personale, nei rapporti con le altre persone…
Ecco che mi ritrovo in qualche cosa che veniva già applicata più di 2000 anni fa!…
Devo dedurre quindi, nulla si crea e nulla si distrugge, però una cosa è chiara!…Tutto si può trasformare!
Sì, perché nelle nostre esperienze, nel nostro passato c’è sempre qualcosa da cui possiamo apprendere ed utilizzare meglio nel futuro.
…aspetta, aspetta! Quindi, se apprendo e valorizzo il mio passato, posso vivere il mio presente, in modo da muovermi verso ciò che desidero in futuro…FANTASTICO!
Infatti, è cosi come stai pensando; il passato, che è la nostra storia, non si può modificare. Il futuro è un mistero perché non possiamo prevedere ciò che accadrà né averne il controllo.
Ma allora il presente è un dono? Si è un dono!
È l’unica dimensione temporale nella quale possiamo agire, facendoci ispirare dai nostri desideri proiettati al futuro…
Ora capisco!…Adesso è tutto più chiaro…
Spesso si cerca di avvicinare il coaching a Socrate, all’arte maieutica, all’arte socratica.
Che cosa avvicina il coaching a queste arti?
Socrate invitava le persone a scoprire l’essenza della vita attraverso l’introspezione.
Egli basò tutto il suo pensiero, il suo metodo, sulla conoscenza interiore. Da qui l’arte maieutica.
Tutto avveniva da un’ indagine personale per trovare sé stessi.
Il processo non si sviluppava attraverso risposte che potevano arrivare dall’esterno ma attraverso risposte che potessero arrivare dall’interno.
Socrate era capace di tirar fuori i pensieri più autentici dei propri allievi, attraverso la dialettica.
Egli non aveva nessuna intenzione persuasiva, non doveva convincere nessuno, non doveva essere lui a convincere le persone. Non adottava discorsi lunghi ma una particolare tecnica chiamata Brachilogia, basata su domande e battute brevi, incisive e con sapiente ironia.
Lui fingeva di essere ignorante per costringere gli interlocutori a giustificare la propria posizione, per superare delle false opinioni e far trovare loro delle risposte alle sue domande.
La conoscenza personale era il cuore dell’arte maieutica cosi proprio come il coaching.
Il coach utilizza questa modalità per favorire la piena consapevolezza dell’individuo, affinché egli possa individuare in autonomia le proprie motivazioni, i pensieri e riconoscere quelle convinzioni limitanti al raggiungimento di un obiettivo.
In questo modo il coach aiuta a riconoscere quali sono gli aspetti personali e più funzionali da mettere in atto per costruire o disegnare la propria ricetta di vita o di lavoro, a secondo delle situazioni che si creano, senza mai condizionare in alcun modo.
In fondo l’arte del coach sta nel porre proprio delle domande, brevi, con leggerezza, ma anche in maniera incisiva. Senza mai dare ricette preconfezionate.
Nel coaching non si offrono consulenze, non si offrono soluzioni e non sono contemplati consigli. Tutt’altro!
Tutto avviene attraverso domande per far ragionare le persone con la consapevolezza che le persone stesse sono tutte diverse tra loro e quindi bisogna aiutarle a trovare il proprio abito su misura.
“le scarpe che vanno bene ad una persona, vanno strette ad un’altra” (cit.)
Non esiste una ricetta di vita che vada bene per tutti. Il punto è, trovare la nostra ricetta di vita.

Nihil sub sole novum!

Salutami a…Socrate! Il coaching tra l’arte, la tradizione e l’innovazione.

di Gaetano Donnarumma - lettura di Stefania Guarracino